Il potere di una fotografia: emozioni, sorrisi, lacrime
Vi siete mai chiesti quanto possa essere importante una fotografia? Quanto possa ricordare, emozionare, far sorridere, deprimere…quanto possa suscitare rabbia, angoscia, paura, quanto possa riuscire ad essere speciale. Sono domande che ogni “fotografo” dovrebbe porsi.
Non importa quanto sia “bella” una fotografia, quanto sia ben realizzata dal punto di vista tecnico, quanto sia azzeccata la regola dei terzi, quanto sia a fuoco un soggetto, quanto sia “pieno” uno scatto, perché la fotografia è arte, e in quanto arte è esprimibile liberamente secondo i propri gusti. E’ questo il bello della fotografia, una caratteristica che la rende qualcosa di unico ed indescrivibile.
Lo scenario classico è quello di una famiglia tipo quella del Mulino Bianco: tutti felici, tutti sorridenti, come in uno spot della Mentadent, si scattano fotografie, si passano bei momenti assieme… e a distanza di anni si ritrovano vecchie scatole in soffitta contenenti fotografie di famiglia, e ci si emoziona, ci si rivede, più giovani, più pieni di vita e di grinta, e ci si sofferma a riflettere su come sia passato il tempo, su come siano cambiate le cose, sia in negativo che in positivo, le possibilità sono infinite. E’ questo il bello di una foto: deve emozionare, non importa che sia bella per gli altri.
Come dicevo poco sopra, l’emozione che ci provoca una fotografia è indescrivibile: ogni volta che vediamo una foto che ci ritrae o che ritrae una persona per noi importante, ci sentiamo protagonisti, perché è effettivamente così; non sto parlando della fotografia di una modella che si bacia con un calciatore, quello è giornalismo, è uno scatto di un paparazzo fatto per un secondo fine, il guadagno. Non critico, ci mancherebbe, si tratta di lavoro, e quindi di soldi, e quando ci sono in ballo i soldi ognuno fa i propri interessi, leali o sleali che siano.
Qui però si parla di emozioni vere, e non esiste niente che riesca a farci emozionare come una fotografia che ci ritrae in un momento felice, soprattutto se la guardiamo in un momento triste.
E’ capitato a tutti almeno una volta nella vita, e così anche a me: ho passato momenti davvero tristi in passato, momenti in cui niente riusciva a rincuorarmi, attimi di dolore, attimi in cui ti accorgi che ti manca una persona e stai male; quello non è di certo un buon momento per guardare una vecchia foto che ti ritrae con quella persona, in quanto la cosa è “fresca” come si suol dire, quindi soffriresti di più se ti soffermassi ad osservare un vecchio scatto. Ma poi passa il tempo, passano i brutti momenti, perché la vita è così, ti fa soffrire ma poi ti rende più forte, e quando sei più forte tiri fuori quella vecchia foto che non volevi vedere dal cassetto e anziché piangere e soffrire inizi a sorridere.
Non sorridi di certo perché sei felice, dato che, se si tratta di una persona che non c’è più o che non è più al tuo fianco è inevitabile che tu dentro un po’ soffra, però ti emozioni perché ripensi a quel momento, quel preciso istante in cui hai scattato quella foto, e ti sembra quasi di rivivere tutti quegli attimi, come se fossero passate poche ore.
Ecco cosa deve fare una vera fotografia, non deve impressionare per la qualità dei dettagli, non deve stupire per la quantità di megapixel, deve emozionare, deve farci piangere, deve farci ridere, deve farci ricordare.
E’ difficile che qualcos’altro riesca a ricordarci un momento specifico come riesce a farlo una fotografia; certo, anche una canzone può ricordarci qualcosa, così come una poesia, o un film, ma solo con una foto potete osservare voi stessi con i vostri occhi, potete fissare la vostra espressione, oppure il modo in cui eravate vestiti.
Come non citare inoltre il fascino del momento in cui un vostro nonno sfodera l’album dei ricordi e vi elenca uno ad uno i vari parenti lontani che voi non avete mai conosciuto? Il fascino del vintage, dei momenti passati, di epoche finite che, in un modo o nell’altro, potete rivivere anche voi stessi con fotografie vecchie di qualche anno, come ad esempio gli scatti della vostra comunione. Classiche, in quel caso, le esclamazioni come “Oh, guarda com’ero magro!” oppure “guarda com’ero grasso”, e ancora “ahah, quel vestito era proprio orribile”, e così riuscirete a rivivere vecchi momenti che vi sembravano finiti, ma che in realtà erano soltanto nascosti nella vostra mente.
Capita inoltre di emozionarsi anche solo vedendo una foto di un viaggio che abbiamo fatto senza che all’interno di essa siano presenti persone con cui eravamo.
Provateci, distogliete l’attenzione dalla vita odierna, riguardate vecchie foto, e non scoraggiatevi dal farne altre, anche se stupide, anche se insignificanti… un giorno le apprezzerete, un giorno vi emozionerete.