Usa Trip Day #16: Dispersi tra Google, Facebook e Stanford
Puntuali nella nostra routine, anche oggi tardiamo di circa 3 ore l’orario previsto per la partenza verso Mountain View nel nostro secondo giorno in Silicon Valley. Le destinazioni di oggi andavano a “chiudere” il nostro breve Tour nella valle del silicio basato sui nostri interessi. Questa volta l’onore di finire in questo blog spetta a Google, Facebook e l’università di Stanford, non ringraziatemi signori, so che è un grande onore per voi sapere cosa ne penso.
Dopo circa 50 minuti di viaggio in mezzo a colline splendide e autostrade grandi come la Sardegna, siamo giunti a Mountain View, città vicina a Cupertino, Palo Alto e Los Altos; la nostra destinazione era la sede di Google chiamata anche GooglePlex.

Esattamente come Apple ed altre aziende della zona, la sede di Google non ha proprio un cartello con scritto “Benvenuti, entrate pure e fate quello che volete”, tuttavia si può capire che ci si sta avvicinando ad un fantomatico ingresso grazie a vari “distretti” con loghi aziendali e, in questo caso, addirittura una via:
La zona è davvero molto bella: immersa nel verde, pulita, poco trafficata e totalmente ecologica. Nella zona infatti si possono subito vedere diverse persone girare con biciclette colorate fornite gratuitamente da Google stessa così come numerose auto elettriche.

E’ sempre meraviglioso non capire dove si debba andare nonostante il navigatore, il problema è che la nostra mentalità non ci porta a pensare che qui sia tutto davvero gigante. Sebbene si parli di Google, colosso tecnologico da anni e, pertanto, possiamo aspettarci un’azienda molto grande, nessuno realizzerebbe da subito che si parla di ettari di terreno.
Prima di riuscire a trovare il GooglePlex ci siamo imbattuti in diversi edifici dedicati a progetti vari, ampi parcheggi (e credetemi, “ampi” è limitativo), grandi spazi “verdi” e campi sportivi di ogni genere.
Proprio quando passavamo noi, i dipendenti del noto motore di ricerca si stavano concedendo una partita a calcio. C’era anche chi praticava altri sport o semplicemente si allenava da solo nella palestra esterna:
Ogni dipendente di Google ha davvero moltissimi servizi inclusi, ecco perché questa è considerata una delle migliori aziende al mondo per cui lavorare. Ad esempio, sempre rimanendo nel settore sportivo, come avete visto dalle foto, è possibile concedersi una pausa con vari tipi di attività quali: calcio, baseball, football, basket, corsa, pesistica, nuoto e, tenetevi pronti, surf (grazie ad un generatore di onde installato in una speciale piscina).
Oltre a questo, ogni dipendente ha diritto a 3 pasti giornalieri completi (dal primo al dolce), spuntini, caffetteria gratuita disponibile per tutto il giorno, dormitori esterni e/o interni, servizio lavanderia, cambio olio per la macchina, parrucchere e molto altro. Insomma, potreste tranquillamente vivere qui dentro senza problemi e nel totale lusso di avere tutti questi servizi inclusi ed uno stipendio più che dignitoso.
Purtroppo, esattamente come con Apple, Facebook e tutte le altre varie aziende presenti nella zona, non è possibile accedere ai vari edifici, al bar, alla lobby e così via in quanto si tratta di un’azienda privata e l’unico modo per entrarci, oltre a quello di lavorare lì, è di avere un amico che ci lavora. Un dipendente infatti può decidere di far visitare il campus ad un amico facendolo usufruire dei suoi stessi vantaggi.
Rimango anche qui un po’ deluso nel vedere migliaia di cinesi con il cartellino “Visitor” entrare nei vari edifici, servirsi col cibo e rilassarsi con i vari gingilli che l’azienda mette a disposizione (sapevate che, all’interno delle varie sedi, c’è una speciale poltrona chiamata “Google Napping Pod”che permette a dipendenti e visitatori di fare un riposino? Cliccate sul nome per capire meglio di cosa sto parlando).

Dopo aver sbavato sui cinesi che entravano e facevano foto a tutto (anche se in realtà non si potrebbe), aver visto perfetti stolti portare il cartellino “Google Employer” e sognato di fare surf con quel dannato e geniale generatore di onde artificiali, abbiamo deciso che sarebbe stato meglio andarsene verso mete più felici: Facebook.
Una volta usciti dal “Google Park” poi dalla “Google Road”, dalla “Google City” e dal “Google World”, abbiamo seguito le indicazioni del navigatore verso il quartier generale di Facebook, noto social network che conta giusto un paio di utenti sparsi nel mondo.
Dal sito, l’indirizzo della sede veniva specificato come “Facebook HQ, Menlo Park, CA – United States Of America”, e infatti la mia velocità d’immissione dati nel fido navigatore è stata rapida quasi quanto “Taxi, segua quella macchina!”; peccato che, una volta arrivati a Menlo Park (che io pensavo fosse un quartiere di Palo Alto in cui l’unica cosa presente fosse Facebook) abbiamo scoperto che in realtà non si tratta di un quartiere ma di una vera e propria città bella grande (secondo me più di 2 centimetri) e della sede del social network non c’era neanche l’ombra.
Dopo esserci persi per Menlo Park abbiamo finalmente trovato l’indirizzo reale della sede della creazione di Mark Zuckerberg, poteva forse essere dopo due isolati? Direi di no, altri 15 minuti di macchina.
Ed ecco finalmente la sede di Facebook, che bel…ehm…ammazza che brutta!
Non so a voi ma a me è sembrata una di quelle tristi scuole italiane dove entri ed esci a testa bassa. Esternamente è triste, il parcheggio è pieno, attorno ci sono lavori in corso per rendere la struttura ancora più triste, le persone si fermano in mezzo alla strada a guardare il nulla, non ci sono indicazioni particolari e il Company Store, esattamente come per Google, è interno e riservato solo ai visitatori autorizzati.
La cosa più interessante è stata trovare una “macchinina” che non passa proprio inosservata parcheggiata di fianco a tante altre:
La “macchinina” in questione è una McLaren MP4-12C con motore 3.8 V8 da 600CV con telaio in fibra di carbonio. Un gingillino del genere costa circa 200.000€, ed è strano vederla parcheggiata in un posteggio comunissimo di fianco a macchine di plebei.
Poco dopo abbiamo trovato posto e siamo scesi per provare ad addentrarci di soppiatto nella sede come due veri agenti speciali: dopo 13 secondi netti ci ha fermati la sicurezza chiedendoci le nostre intenzioni. Beh, io in realtà stavo davvero cercando il Company Store e il bagno, peccato che questi non fossero accessibili.
“Questa è una proprietà privata, se volete un elenco di cose che potete fare qui, andate in quella direzione, c’è il cartello gigante con il pollice, fate una foto e tornate alla macchina”
Interessante.
Comunque, evitiamo di polemizzare, foto fatta (storta e un po’ fuori-fuoco ovviamente, nessuno sa come fare una foto da queste parti) :
Scappati anche da Facebook, l’ultima nostra speranza ricadeva sull’Università di Stanford, luogo davvero meraviglioso nonché meta prediletta per giovani geni o giovani patrizi senza cervello.
Anche questa volta, impostiamo il navigatore con il pensiero “non possiamo sbagliare, Stanford è così grande che è segnata direttamente qui”.
Infatti è stato così, peccato che Stanford sia così grande da…non riuscire a trovare effettivamente “l’ingresso”:
Entrati in una via piena di palme, dopo aver pulito gli occhi e aver tolto la convinzione di essere a Beverly Hills, abbiamo cercato di seguire i cartelli per provare ad orientarci: nulla da fare, persino i cartelli sono pieni di direzioni con migliaia di luoghi. Mi aspettavo la scritta “Hogwarts –> 10.000 km” da un momento all’altro.
Tuttavia, essendo un’università, a Stanford potete entrare senza problemi (certo, prima dovete trovarla in mezzo a tutta quella vegetazione), anche se, una volta all’interno del campus e compresa la reale dimensione di tutti gli stabilimenti, siamo davvero rimasti impressionati. Quella che vedete nella foto sopra è una piccola biblioteca poco distante dal campo di allenamento delle varie squadre. Ma ripetiamo assieme: UNA PICCOLA BIBLIOTECA.
E poi, ovviamente, c’era il negozio ufficiale dei gadget e dei vestiti di Stanford vicino al campo sportivo d’allenamento per gli atleti dell’università:
Come ogni università americana che si rispetti, tutti i vari luoghi pullulano di grandissime gno…..ehm..attività da scegliere per trascorrere al meglio il tempo nel Campus.
Non voglio neanche pensare a quanti chilometri debba farsi uno studente ogni giorno per andare dal proprio dormitorio all’aula del suo corso per poi passare in biblioteca e al campo, ma credetemi, è necessario prendere la macchina per spostarsi da una parte all’altra.
Tenete presente che 1/10 del campo sportivo di Stanford è grande come il paese in cui abito in italia. Più che “università” la chiamerei “pianeta”.
Giusto per restare in tema Stanford, è proprio qui che, ben 9 anni fa, Steve Jobs fece un discorso, diventato storico, ai neo-laureandi dell’università. Per chi se lo fosse perso, lo ripropongo qui sotto con i sottotitoli in italiano. E’ quel tipo di discorso da ascoltare molto spesso, soprattutto quando ci si stente depressi o sfiduciati. Quando nell’articolo di ieri parlavo di “mentore che mi ha ispirato ed aiutato nei momenti peggiori” mi riferivo anche a questo discorso:
Dopo Stanford avevamo un certo languorino, erano le 16:30 e non avevamo ancora pranzato. Come fare in America se ti trovi in un posto che non conosci e hai bisogno di scoprire posti interessanti nei dintorni? Molto semplice, scarichi l’applicazione “Yelp“, scrivi ciò che vuoi (es.”Ristorante”), metti la zona in cui lo cerchi (es.”Posizione Attuale”) e il gioco è fatto. In pochi secondi ti verranno mostrati tutti i luoghi della zona con tanto di valutazione del pubblico, foto, orari, indirizzo, indicazioni, numero di telefono, consigli particolari e addirittura il menù sfogliabile. Ah, l’applicazione è completamente gratuita.
FERMI!
So cosa stavate per fare: è inutile che corriate a scaricarla ora in quanto, sebbene disponibile e funzionante in Italia, il database contenente tutti i luoghi è davvero scarno e povero di informazioni affidabili (provandolo in Italia, ho trovato luoghi ormai chiusi da una vita). Tuttavia, è la vostra giornata fortunata in quanto vi trovate nel blog giusto al paragrafo giusto: potete scaricare Foursquare, ha un funzionamento simile ed un database molto aggiornato (ed è sempre gratuita)
Info ulteriore: per i possessori di iPhone, sappiate che Siri si basa proprio su Yelp quando le chiedete un ristorante, un dentista o quant’altro, ecco perché, in Italia, spesso non riesce a darvi le informazioni corrette o a consigliarvi davvero la scelta migliore.
Digressione su Yelp a parte, grazie all’app abbiamo scoperto un Cheesecake Factory nelle vicinanze, luogo che i più nerd di voi sicuramente conosceranno grazie alla serie tv “The Big Bang Theory“, e abbiamo deciso di gettarci a capofitto in qualcosa di tipico.
Il ristorante internamente è davvero molto bello e curato, una volta accomodati portano automaticamente un bicchiere con acqua e ghiaccio (vi ricordo che qui mettono ghiaccio ovunque, anche nel ghiaccio stesso), due varietà di pane e del burro per ingannare simpaticamente l’attesa ingrassando ulteriormente.
Il menù è ricco di prelibatezze varie come Pasta, Hamburger, piatti di carne, insalata e, ovviamente, moltissime varietà di Cheesecake, tipico dolce americano da diabete istantaneo.
Indovinate un po’ la mia scelta qual’è stata?
Sbagliato, niente dolci con la fragola stavolta, avevo proprio voglia di un bell’Hamburger dopo la giornata passata ad osservare gente che ne mangiava uno e mi guardava col tipico sguardo del “mmm, è buonissimo questo hamburg..TU NON PUOI ENTRARE QUI, TIE”.
Il socio invece ha optato per una torta a base di torta con zucchero di torta, panna alla torta, ghiaccio e diabete incluso.
Dopo lo “spuntino” delle 17 era necessario un piccolo giretto per smaltire le migliaia di calorie accumulate in 15 minuti; ci trovavamo a Palo Alto, proprio in mezzo a Mountain View e Cupertino.
La città è nota anche per aver ospitato l’abitazione di Steve Jobs (non il garage che avete visto ieri) e, come avete letto, la tomba. Tuttavia, ieri non mi ero soffermato abbastanza ad osservare questa città splendida.
Mentre cammino per le vie di Palo Alto continuo a rimanere ammaliato dalla calma della zona, dalla bellezza delle case e dalla scarsa presenza di eccessivo traffico nonostante l’ora di punta.
In una sola via c’era tutto ciò di cui potrei aver bisogno: un Apple Store meraviglioso, Starbucks, una pizzeria, Cheesecake Factory, un ristorante giapponese e i bagni pubblici (non si sa mai, visti tutti questi posti in cui mangiare).
Ora voi ditemi, sinceramente, mi trovavo in una città bellissima piena di negozi mai visti e scorci meravigliosi, potevo davvero non fermarmi all’Apple Store anche solo per dire “ciao, sono passato anche da qui”?
Negozio in cui, tra l’altro, sono stati avvistati più volte personaggi del calibro di Steve Jobs, Tim Cooks e Jony Ive.
Inoltre ditemi, sempre sinceramente, sulla strada di ritorno ho visto uno Starbucks tutto solo ed indifeso, potevo davvero resistere alla tentazione di entrare e spendere 5 dollari per un Blackberry Mojito Iced Lemonade (ghiaccio incluso) ?
Ah, tra le altre cose, a Starbucks cercano personale, potrei propormi, diventerei un mega obeso in 10 giorni e manderei in fallimento tutta la catena a livello mondiale. Non è conveniente?
Prima di concludere, vorrei lasciarvi con un’ultima ed interessante curiosità: in America molti luoghi pubblici non hanno i bagni (al contrario dell’Italia in cui, per legge, devono essere presenti in ogni esercizio pubblico), tuttavia, in ogni città è possibile trovare più bagni pubblici proprio per questo motivo. La cosa interessante è che i bagni si dividono in due tipi: gratuiti ed automatici a pagamento.
Solo per voi, e ripeto, solamente per voi (mica per vedere come fosse), oggi sono entrato in un bagno automatizzato.
I bagni automatizzati hanno un prezzo di 50 centesimi di dollaro per un limite massimo di 20 minuti, dopodiché, le porte si apriranno in automatico.
E’ davvero strano tutto il sistema di funzionamento automatico: non sapevo se gioire per la grande tecnologia all’interno oppure aver paura di ritrovarmi su Marte dopo un decollo automatico non autorizzato.
Una volta inseriti i soldi si apre automaticamente la porta scorrevole (si, mi sentivo un po’ in Guerre Stellari, mi mancava solo la spada laser), poi, dall’interno, grazie a dei bottoni automatici è possibile bloccare automaticamente la porta automatica.
Poi c’è il WC automatico che accende un’altra luce automaticamente e che, una volta finito, tira l’acqua in maniera automatica. Poi venite trasportati automaticamente verso il lavandino automatico che ha un dispenser per il sapone a controllo automatico; una volta finito di lavare le mani, automaticamente viene azionato l’asciugamani automatico. Ancora non mi è chiaro a cosa servisse il cestino, dato che non avrebbe senso avere della carta in questo luogo, non è automatica (probabilmente il cestino si). La porta per l’uscita è automatica esattamente come la mia rottura verso le cose automatiche: mi girava automaticamente la testa.
Beh, si può dire che io sappia usare la parola “automatico/a” e che non mi vergogni a farlo.
Il ritorno è stato caratterizzato dalle classiche code verso San Francisco che però si fanno anche volentieri, soprattuto quando migliaia di pattuglie della polizia a bordo di Macchine, Jeep, Moto, Elicotteri, Cinesi e Cavalli bloccano la strada per far passare una macchina non identificata (Obama eri tu?).
Per concludere questa giornata non poteva mancare una piccola sorpresa al mio ritorno: non so per quale motivo, ho scoperto un blocco da parte del Provider o dell’amministratore di rete verso il mio sito internet. In pratica, dal mio portatile connesso al WiFi non era possibile accedere al mio sito e poter di conseguenza scrivere l’articolo. Non ho capito la causa, ma probabilmente è stata la grande (neanche poi così tanto effettivamente) mole di foto caricate (upload) per i vari articoli a far innervosire i gestori.
Ad ogni modo, sono qui a scrivere il MIO articolo, a caricare le MIE foto dal MIO computer e dalla stessa WiFi di sempre. Mi piacciono queste sfide. Mi piace eludere i blocchi.