Usa Trip Day #17: a spasso per San Francisco
Dopo il breve tour dei parcheggi delle aziende della Silicon Valley, era tempo di iniziare a lavorare seriamente al mio secondo cortometraggio (marchetta: se non avete visto il primo, cliccate QUI), pertanto, nella giornata di oggi avevamo pianificato delle belle sequenze da girare in città vista la presenza delle nuvole nelle giornate precedenti (le nuvole sono fondamentali per le sequenze di movimento che devo registrare, i timelapse, ndr), e, indovinate un po’? Niente nuvole oggi!
Avevo bisogno di trovare un’alternativa costruttiva in poco tempo, così mi sono messo a fare il bucato. Lo so, non è l’idea migliore del mondo, ma non potete pretendere molto da un uomo appena sveglio (anzi, è già buona che abbia pensato al bucato e non a girarmi dall’alto lato nel letto).
Pertanto, una volta presi i panni sporchi, mi sono recato nella “Laundry” e, pensate un po’, anche questa è come nei film americani. A questo punto i miei dubbi erano finiti: sono in un film.
La lavanderia contiene un paio di lavatrici e qualche asciugatrice automatica, è sufficiente inserire dei gettoni magici chiamati volgarmente “soldi” et voilà, la lavatrice si accende e, una volta selezionato il programma parte. Sono sicuro che vi interessa molto capire il complesso funzionamento di una lavatrice (mogli stufe dei propri uomini che vi danno da lavorare, sappiate che vi sto facendo un favore ad essere così descrittivo sull’estrema semplicità di queste azioni).
Ad ogni modo, ci sono voluti 38 minuti di lavaggio e 63 di asciugatura per finire tutto, direi che la mattinata l’ho occupata egregiamente.
Una volta svegliato il socio siamo usciti e abbiamo acquistato l’abbonamento per i mezzi pubblici cittadini: 29$ per una settimana con la possibilità di prendere praticamente ogni tipo di mezzo pubblico, non male!
Sull’Autobus abbiamo notato ben due persone che hanno provato a fare le furbe e a non pagare il biglietto (a differenza dell’Italia, qui si può pagare anche a bordo), ebbene, volete sapere cos’è successo? L’autista non è partito finché i due furbacchioni non sono scesi.
Durante il viaggio in Autobus ci siamo imbattuti nell’ennesima protesta cittadina che occupava quasi metà corsia della strada:

Questa volta, a quanto pare, si trattava di Taxisti che protestavano contro il noto servizio “Über”, il quale permette di prenotare un’autista privato direttamente dallo smartphone, saltando appunto i classici Taxi. Le persone si lamentavano per il fatto che questo servizio, sebbene innovativo, avrebbe portato via il lavoro a molte persone nel giro di poco tempo.
La nostra direzione era il quartiere Haight-Ashbury, noto per essere un famoso quartiere Hippie della città.
Una volta scesi dall’Autobus abbiamo ammirato le meravigliose vie di San Francisco e siamo partiti alla ricerca del quartiere Hippie, anche se non abbiamo trovato niente. No ragazzi, non abbiamo trovato niente, davvero!
Vista l’importanza dell’influenza Hippie in questa città negli anni 60/70, mi avrebbe fatto molto piacere vedere cosa fosse rimasto, tuttavia, sebbene il navigatore puntasse nella direzione giusta, non abbiamo visto niente di particolare, pertanto abbiamo proseguito.
Proseguendo sulla strada su cui stavamo camminando, saremmo arrivati al quartiere giapponese, perché non farci un giro?
Esattamente come avevo scritto per Sydney, amo il fatto di camminare in una città che offra panorami diversi dopo pochi passi, e San Francisco è esattamente così. Ti sposti dalla Downtown trafficata al Financial District con palazzi importanti, ai giardini botanici passando per ChinaTown per poi arrivare a quartieri Hippie, Italiani, Indiani, Giapponesi e così via; ognuno con le sue precise caratteristiche ed il suo stile unico.
Tratto dal Vangelo secondo Matteo 1:16: “se vai al quartiere giapponese di San Francisco devi troppo fermarti in un ristorante giappo!”.
Dato che lo dice Matteo nel Vangelo, abbiamo provveduto e, dopo pochi passi, ci siamo fermati nel ristorante che ci ispirava di più (di certo non per l’arredamento).
E’ il secondo ristorante giapponese che provo a San Francisco e devo dire di essere rimasto molto colpito: il pesce era fresco in entrambi, l’unica vera differenza è che quello di oggi offriva portate e piatti migliori a prezzi minori. Ad esempio, il piatto che vedete qui sopra costa circa 15$ (11,76€), ma, sebbene si tratti di un buon prezzo, non è di certo sufficiente per sfamarmi.
E quindi via, secondo round con Lunch Special a base di Teriyaki Beef, Riso, Insalata e Sashimi di Salmone. Beh, sappiate che non l’ho finito, però era davvero molto buono.
Nei ristoranti giapponesi qui non accettano cambi o richieste; ad esempio, io non mangio il granchio in quanto non mi piace e, in entrambi i ristoranti, quando ho chiesto l’eventuale sostituzione del granchio col salmone mi hanno guardato male e non hanno nemmeno esitato a negarlo. Per questo motivo mi manca molto Ran, il mio ristorante giapponese preferito a Samarate (VA) [marchetta obbligatoria; andateci, è favoloso].
Dopo aver pagato ed aver calcolato la mancia (si, mi scordo sempre che qui la mancia non è obbligatoria ma sarebbe dovuta in quanto, a conti fatti, lo stipendio dei dipendenti si basa quasi esclusivamente su quella, che di solito ammonta al 10% se il pasto non è stato di gradimento, 15% per “normale” e 20% per il gradimento totale) ci siamo rimessi in marcia per la nostra prossima destinazione: la spiaggia vicino al Golden Gate nella speranza di trovare qualche nuvola utile.
Quale migliore idea dopo aver fatto una scorpacciata di giapponese se non quella di mettersi in marcia per circa 3,5km tra salite faticose e discese ripide?
Credetemi ragazzi, le foto non rendono giustizia in questo caso, ma sappiate che se vi trovate a San Francisco a camminare su una salita ripida e non vedete l’ora della discesa, state attenti, la seconda parte è davvero peggiore della prima.
Se in salita senti Achille che si stacca dal tallone per l’eccessivo sforzo (d’accordo, dopo questa mi sono superato), in discesa sembra di cadere costantemente giù per terra di pancia mentre i piedi s’infiammano per l’eccessivo sfregamento con la suola delle scarpe (e non pensate di fare i furbi ad usare le infradito, sarebbe davvero peggio).
Dopo aver fatto una scorpacciata di piedi alla brace, siamo finalmente arrivati a destinazione e, come dicevo qualche riga sopra, il tipo di panorama è cambiato immediatamente passando da Stile Giapponese a piccola cittadina ed infine a località marittima di lusso. Meraviglioso.
Tantissime caratteristiche e stili di vita mi fanno amare questa città ogni giorno sempre di più ed inizio ad essere già triste ora per il fatto che lunedì dovrò andarmene. Voglio dire, ci sono davvero tante cose meravigliose da fare che dovremo scartare ed una di queste è la visita ad Alcatraz per mancanza di biglietti disponibili (ce n’erano alcuni il giorno esatto della nostra partenza). Avrei voluto vedere una partita di Baseball, ma la prossima è proprio il giorno dopo la partenza, così come aver avuto la possibilità di visitare un’azienda della Silicon Valley grazie alla disponibilità del CEO, che però è attualmente in Europa e torna esattamente il giorno della nostra partenza. Insomma, tutti questi segnali dicono a gran voce che dovrò tornare qui al più presto.

Tornando verso l’ostello ci siamo imbattuti in diverse case tipiche americane davvero molto belle, come questa ad esempio:
Molti dei proprietari di case come queste con vista Oceano sono sicuramente in possesso di una barca al molo di fronte. Ogni casa è caratterizzata da una grande finestra centrale per poter osservare bene l’oceano e il Golden Gate, così come, molte di queste case, hanno un garage con più macchine di lusso.
Dopo un rapido Hamburger come cena, siamo rimasti ad osservare le persone in strada, e non perché siamo pazzi, bensì solo perché volevo ricavare qualche curiosità extra per voi.
Andando per ordine, vi dico solo che mentre camminavamo ci è passato di fianco un simpatico ragazzo con camminata veloce che ha pronunciato di sfuggita e a voce bassa fissandoci negli occhi la frase “Need some weed guys?”, per poi dileguarsi nel nulla visto il nostro sguardo impassibile. Non avrei mai pensato che qui una cosa del genere fosse così facile data l’elevata presenza di poliziotti in ogni angolo della città.
Continuando ad osservare, abbiamo avuto modo di parlare con diversi Clochard che si sono fermati a chiedere qualche dollaro. Ognuno saluta in maniera educata, si presenta, prova a stringere la mano o a battere il pugno, chiede da dove veniamo ed inizia a parlarci brevemente della sua vita per poi chiederci dei soldi e dileguarsi dopo il nostro rifiuto. Credetemi, ogni volta che sono costretto ad ignorare un Homeless o a rinunciare alle loro richieste mi sento davvero un bastardo (scusate il termine ma ci voleva, avete sentito di peggio, ne sono sicuro), però mi rendo conto che non sarebbe possibile aiutarli tutti, altrimenti rimarrei senza soldi per vivere. Oltre a questo, stasera ho scoperto un altro dettaglio importante sulla loro vita: pare che tutti quelli che si trovano in giro siano senza casa perché le strutture d’aiuto sono piene, tuttavia, ogni mese ricevono una specie di stipendio per mantenersi.
Mentre ci trovavamo ancora ad Union Square ad osservare le abitudini dei cittadini, abbiamo notato che un signore cieco stava attraversando la strada col rosso in quanto, dato che quel semaforo non emetteva il classico rumore che viene riprodotto quando i pedoni possono attraversare, non aveva capito il segnale, quindi rischiava di essere investito da qualche macchina. Sorprendentemente, dopo qualche secondo, un giovane ragazzo si è precipitato in suo soccorso bloccandolo ed accompagnandolo al momento giusto. Vedere gesti del genere ti fa capire che nel mondo esistono ancora persone umane, ed è incredibilmente bello.
Una volta tornati in Ostello, abbiamo fatto amicizia con diversi ragazzi provenienti da tutto il mondo: c’era una ragazza australiana (da Brisbane tra l’altro, poco lontano da dove abitavo nella mia breve permanenza da quelle parti), un ragazzo dalla Nuova Zelanda, un inglese, un irlandese ed un altro ragazzo della Svizzera Tedesca. Insomma, questo è esattamente il motivo per cui amo gli ostelli: conoscere persone da tutto il mondo e chiaccherare assieme per tutta la sera è assolutamente splendido, e, a renderlo ancora più splendido è il fatto che, dopo l’introduzione di vari social network come Facebook, le persone hanno perso la voglia di avere un contatto umano per così tanto tempo, eppure nessun Social Network potrà mai sostituire la bellezza di passare un’intera serata a ridere e scherzare con nuovi amici da tutto il mondo.
Domani, tempo permettendo, avremo modo di lavorare un po’, diversamente, non preoccupatevi, ho moltissime curiosità da raccontarvi ancora.
Buonanotte a me, buona giornata a voi.